Sunday, July 26, 2020

Contributions to the English page about Pier Luigi Pizzi: Positive Assessment of Pizzi's Productions in the Press

Contributions to the English page on Pier Luigi Pizzi. Not published because a bot found the translations a possible vandalization of the page:


Positive Assessment of Pizzi's Productions in the Press

(translated from the Italian page about Pier Luigi Pizzi)

  • 1980 - Gioachino Rossini's Semiramide - Coproduction of Aix-en Provence Festival, Teatro Carlo Felice di Genova & Teatro Regio di Torino.
Of course, if Muti or Abbado had been on the podium this would have been a world-class show, because Pier Luigi Pizzi's staging and costumes are simply brilliant in recreating with modern means that atmosphere of oriental exoticism that, undoubtedly, has its part in the score fluidity and in baroque sound [...] Massimo Mila,Una bella «Semiramide» rilancia il Regio (sovratitoli: Bravissime la Valentini e la Ricciarelli, splendida la scena di Pizzi), La Stampa, April 26, 1981.
Pizzi's immersive and magical staging, under Charles Fabius direction, has lost none of its beauty and stylistic precision [...] The stylized characters, those statues of absolute whiteness, which contrast with the flamboyant Arsace, Semiramide and Assur (candid in the first part and funeral in the second), and the motionless suggestion of the stage, always had an exemplary musical and ritual correspondence. Angelo FolettoÈ madre e regina: ama, uccide, ma soprattutto canta, la Repubblica, Mar 7, 1981
  • 1981 - Georg Friedrich Händel's Ariodante - Piccola Scala di Milano
Watching this show [...] provides an immediate satisfaction of the senses, caressed by perfect harmony [...] Pizzi is never as comfortable as in the baroque universe «Opéra International»Ariodante - Un chef d'oeuvre méconnu de Haendel, Oct 1983
  • 1982 - Gioachino Rossini's Tancredi - Rossini Opera Festival
Already from the musical point of view, the Rossini Festival of Pesaro's "Tancredi" [...] will be remembered as examplar. [The conductor] Gelmetti is a highly sought after specialist in avant-garde music, but this does not prevent him from having several other things in his pocket, including Rossini [...] As a male character, Lucia Valentini Terrani [...] arrived at such expressive and vocal flexibility that will leave behind, and not a little, even the famous Tancredi della Horne; and as a feminine character, the fascinating Katia Ricciarelli [...] And there was the exquisite British Choir Abroad with an unbelievably limpid Italian; and the Chamber Orchestra of Europe, part of the well-known Youth Orchestra of the European Community.
All this would have been enough to make this "Tancredi" a show of maximum prominence in any of our productions; but not that "unicum" that actually succeeded. And that such would not have succeeded without a sublime direction, radically independent from the models featured today [...]
In "Tancredi" [...] unreality is particularly pronounced given the libretto, which has purged Voltaire's characters of almost every individual characteristics; while characters of enchanting freshness the music lends to the "affections" that they are staging (...) This is precisely what Pizzi has completely understood and made understood. As for Goethe, for him this work is a fairy tale [...]; which can be learned not only from the scenes and costumes, of exquisite Franco-Gothic inspiration, but above all an almost unique case in a country where the routine of government theaters discourages "work on man" a priori - from acting, from mimicry: in great measure expressive and very natural but never naturalistic, as befits mirages of fantasy and appearances. It is all recorded on music, both in its nuances and in its forms: the air or the tripartite duet systematically resolved in a partittion in three parts of the figurative situations; and with the singer who, in culminating moments, advances on a walkway placed behind the conductor as a touching reminder of that proscenium which the "Musikdrama" murdered. Nor will we forget the use of the choir: characters of etherial elegance (not recruited in fact [...] among the masses of some theater; reason why if this show were to undertake a world tour, as it deserves, the choir of its birth should be kept).
Fedele D'AmicoUn genio vergine. L'Espresso, Sep 26, 1982
From 1976 onwards, I listened to several editions of "Tancredi", the milestone of today's 'Rossini renassaince.'. On balance, therefore, I believe that the edition prepared in Turin's theater in the current season can be considered as the most complete. The Turin theater presented the best staging and the best direction in an absolute sense, which are then those that Pier Luigi Pizzi launched in Pesaro years ago. Rodolfo CellettiTancredi, Epoca, n. 1802, April 19, 1985.





Pending translations to contribute some day:

  • 1982 - Gioachino Rossini's L'assedio di Corinto - Teatro Comunale di Firenze (Florence)
Splendide la regia e le scene di Pierluigi Pizzi, attentissimo ai valori musicali e abilissimo, nel gioco dell'astrazione, a dar corpo alla Sfinge rossiniana, così singolarmente collocata tra passato e futuro, immobilità e frenesia. Cosicché, al termine di questa serata, si sarebbe voluto evitare il crollo, un po' prosaico, delle mura di Corinto e lasciarle lì immobili nel tempo e nello spazio a perpetuo godimento del clan dei rossiniani e dei cultori, che pure ancora esistono, del «bello ideale». Bruno CagliMaometto alla francese, «Paese Sera», 20 dicembre 1982.
  • 1983 - Jean-Philippe Rameau's Les Indes galantes - Théâtre du Châtelet (Paris), Grand Théâtre (Dijon); Gran Teatro La Fenice (Venice)
Come resistere alla magia dispiegata sotto i nostri occhi da Pier Luigi Pizzi, il grande vincitore della serata? Dal levare del vaporoso grande sipario blu di Francia, disseminato di fiori d'oro e sollevantesi verso il soffitto in un movimento di aerea assenza di peso, gli sguardi sono affascinati da tutto ciò che vedono: i musicisti in abiti d'epoca del XVIII secolo, che il praticabile dell'orchestra innalza gradualmente verso di noi; i coristi egualmente vestiti di ricchi abiti pastello e che prolungano le loro melodie in gesti semplici e morbidi, evoluendo, per tutto il corso della serata, dalla fossa alla scena, in teorie discrete, navigatori dei flutti o delle nubi. Come non ammirare anche e soprattutto questi ammirevoli costumi, variati all'infinito, d'oro e porpora profondi nell'Entrée des Incas, usciti direttamente fuori da una miniatura persiana nell'Entrée des Fleurs, e sempre immersi in una luce tenera, cangiante, viva come la musica di Rameau? «Opéra International»Pier Luigi Pizzi met en scène Rameau, maggio 1983
  • 1983 - Jean-Philippe Rameau's Hippolyte et Aricie - Coproduction Paris' Opéra, Festival of Aix-en-Provence & Lyon's Opéra
Pizzi ha intuito una cifra figurativa tra le più felici della sua esuberante fantasia nel ricreare un ideale barocco. Nei raffinatissimi toni bruniti degli ori, dei porfidi e delle malachiti, le colonne scentrate al posto di improbabili cariatidi danno subito quel senso di inquietudine e di tensione che coinvolgerà drammaticamente Fedra e Teseo. Un gran velario viola serve da sipario alla scena e abilmente agitato secondo una tecnica portata da Pizzi a vertici di autentico virtuosismo si trasformerà poi in flutti furiosi o nel drago che inghiottirà il protagonista. Ottima la regia e favolosi i costumi realizzati da Tirelli ... Adriano CavicchiUn dongiovanni da tragedia, «il Resto del Carlino», 29 marzo 1987
... ostacoli reali impediscono l'esportazione di un genere così radicalmente «nazionale» come la tragédie-lyrique ... Si tratta di rendere i suoi valori percepibili a un pubblico straniero d'oggi: e l'impresa, vi assicuro, non è facile.
Splendidamente ci è riuscito però Pier Luigi Pizzi in uno spettacolo che è tra i più belli visti in questi ultimi anni: non è solo lo sontuosità dei costumi e delle scene, la festa dei colori, l'eleganza e la varietà dei movimenti, la profonda cultura figurativa che anima il tutto ad avvincere profondamente lo spettatore, ma il modo in cui è reso lo spirito di questa tragédie lyrique, la stilizzazione aulica di un mito che non ha l'eguale per conturbante ambiguità e misterioso fatalismo tragico. Hippolyte e Aricie non è altro che la versione musicale della Fedra: Rameau si misura nientemeno che con Racine, e il paragone regge il confronto.
Paolo GallaratiCon Pizzi torna grande il tragico mito di Fedra, «La Stampa», 29 marzo 1987
E se ripensiamo alle altre realizzazioni omologhe ... è immediata l'identificazione del tratto scenico e teatrale di Pizzi con la dimensione cristallizzata, sontuosa eppure immobile, immobile eppure carica di drammaturgia segreta; caratteristica delle rappresentazioni musicali del diciottesimo secolo. Riportare alla memoria il cammino barocco del regista, dopo aver visto Hippolyte et Aricie, è automatico: in questo spettacolo denso e affascinante pare, infatti di ripercorrere tutto il percorso inventivo del Pizzi migliore. Nulla di nuovo eppure non una soluzione che sfugga al senso preciso del teatro di Rameau.
Il segno di Pizzi si rivela inconfondibile nel gesto con cui i mimi fanno scomparire il velo-sipario violetto. È un segno dove l'oro e i marmi scuri si compongono in lega cromatica indimenticabile, ma non unica. Ogni scena dell'opera, ogni personaggio avrà poi la sua precisazione di colore, di drappeggio del costume, di collocazione luminosa. Pizzi ormai ci ha allenato a una nitidezza e un'eleganza che «fanno» di per sé la stagione più generosa del teatro in musica: opera barocca è ritrovare le posizioni diversificate a ogni sezione delle arie, è riconoscere nei gesti bloccati del coro la coscienza di una partecipazione interpretativa che impiega l'astrazione come vocabolo pienamente espressivo. Opera barocca è il silenzioso apparire e scomparire dei protagonisti, anche loro ingabbiati in posizioni fisiche caratteristiche; privati quasi delle movenze quotidiane (cui provvedono i fidi, silenziosissimi e carbonei mimi), slanciati in una dimensione dell'esistenza che li avvicina agli dei così presenti nel loro destino terreno.
Su tutto il profumo della continua meraviglia delle immagini e di una ritualità teatrale che si specchia nel proprio profilo artigianale esibito (i «trucchi» sono sempre evidenti seppure magici) e che fa preferire l'uomo alla macchina nelle trasformazioni scenotecniche. Il passo drammaticamente estatico di Hippolyte et Aricie ha un'urgenza espressiva che conquista, pur sfuggendo alla semplicistica sensazione estetica. La bellezza delle immagini, cioè, non soffoca la tensione rappresentativa o le venature cupe che Pizzi giustamente intravede dietro il teatro cosmopolita di Rameau (...)
Angelo FolettoGli ori e i marmi dell'opera barocca, «la Repubblica», 29/30 marzo 1987
  • 1983 - Mosè in Egitto di Gioachino Rossini - Rossini Opera Festival
L'allestimento – le scene, i costumi e la regia sono di un sontuoso Pier Luigi Pizzi – tiene conto [della] particolare situazione musicale e dà anche allo spazio scenico una profondità verticale. L'azione viene prevalentemente collocata tra i gradini di lunghe scalinate sulle quali, come accordi, si addensano gli Egizi con il loro oro, il loro azzurro, il loro viola, contrapposti al bianco che avvolge gli Ebrei. Il gesto scenico è spesso improntato a mimare una stupefazione che sovrasta la gente nel susseguirsi dei prodigi compiuti da Mosè. Momenti di fascino spettacolare si hanno nel buio dell'inizio e nella esplosione abbagliante della luce, nell'imperversare fumoso dei fulmini e nel miracolo del mare che si apre e si richiude, realizzato con un movimento di teli di plastica che forse potevano essere di una materia più preziosa.' Erasmo ValenteEcco la Bibbia di Rossini, «l'Unità», 11 settembre 1983
  • 1984 - Claudio Monteverdi/Luciano Berio's L'Orfeo, Maggio Musicale Fiorentino (Musical May, Florence)
Intorno all'Orfeo di Monteverdi, e al mito di Orfeo in generale, Luciano Berio, responsabile artistico del Maggio Musicale Fiorentino 1984, ha costruito una serie di proposte che, pur serbando ognuna la propria individualità, si chiariscono soltanto se messe in relazione e a confronto. La prima è una versione dell'Orfeo monteverdiano di tipo tradizionale […] La seconda è una versione moderna, se non post-moderna, dello stesso testo, sperimentalmente rielaborato e interpretato con segni e valenze di oggi per uno spettacolo popolare all'aria aperta (il cortile di Palazzo Pitti) cui il pubblico partecipa da coprotagonista: frutto di un lavoro di équipe e di scambio coordinato da Berio, Pier Luigi Pizzi e Franco Piperno, e realizzato da una «bottega» di giovani musicisti-trascrittori […]
Tutt'altro clima e tutt'altre intenzioni nell'Orfeo trascritto da Berio e dalla sua équipe. La volontà di adattare il capolavoro monteverdiano all'ascolto e ai mezzi di oggi, senza tradire l'immensa carica di seduzione emotiva dell'opera, appare decisiva. Il lavoro è affidato a cinque gruppi, ognuno diretto da uno specialista che assicura il complesso passaggio verso la libera elaborazione dei materiali di partenza (solo la linea vocale rimane immutata): voci e strumenti tradizionali, banda, computer, complesso rock, manipolazione elettronica delle voci. La scena è la piazza, o meglio il cortile, circondato da ogni lato ad altoparlanti che amplificano il suono o lo compongono attraverso il mixaggio e la trasformazione elettronica: al centro, su un grande piedistallo, campeggia la statua di Dante (presenza degli inferi o semplice omaggio a Firenze?); a un angolo, il David di Michelangelo a grandezza naturale. L'azione si svolge circolando sul perimetro del cortile; con alcuni spazi fissi deputati a simboleggiare determinati luoghi scenici. I personaggi mitologici indossano costumi d'epoca; gli altri, a sottolineare l'eternità e l'attualità dei protagonisti, sono biancovestiti, con un monogramma orfeico impresso sul pettorale. La rappresentazione ricorda un po' i carri trionfali medicei e carnevaleschi, un po' gli spettacoli popolari itineranti e le processioni; ma il pubblico, che è costretto a muoversi in tondo, ora distraendosi per salutare amici e conoscenti, ora immedesimandosi in ciò che vede e ascolta, ne rimane fortemente coinvolto.
Sergio SablichFirenze: Orfeo al Maggio Musicale, «Musica Viva», anno VIII, n. 9, settembre 1984
  • 1984 - Le comte Ory di Gioachino Rossini - Rossini Opera Festival (l'allestimento è stato ripreso più volte anche in altri teatri)
Pier Luigi Pizzi per mettere in scena Le Comte Ory ha scelto la chiave della semplificazione ambientale, puntando piuttosto ad isolare le caratteristiche più intime quasi metaforiche della comicità rossiniana, senza confonderle con uno «sfondo» bozzettistico. E stavolta così c'era da ammirare più il regista dello scenografo.
Con un occhio alla commedia musicale con il suo ininterrotto racconto attraverso le passerelle dei personaggi e uno allenato a certa comicità mediterranea, fatta di ritmi gestuali sghembi e di mossette collettive, pronto a cogliere l'efficacia dei travestimenti che accompagnano la boccaccesca e goliardica vicenda del Conte Ory, Pizzi ha ordinato uno spettacolo dal respiro scenico cattivante e oliatissimo, toccando momenti saporosi soprattutto nel finale primo e nella parte del trio notturno, quando i personaggi sembrano muoversi come in un acquario, sfiorandosi e sfuggendosi.
Angelo FolettoChe briccone quel Conte Ory per sedurla si veste da frate, «la Repubblica», 9 settembre 1984
  • 1985 - Rinaldo di Georg Friedrich Händel - Coproduzione Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia e Théâtre Musical de Paris/Châtelet (allestimento più volte ripreso, oltre che in diversi teatri emiliani e allo stesso Municipale Valli nel 1991 e nel 2012, alla Fenice di Venezia, al São Carlos di Lisbona, alla Zarzuela di Madrid, al Grand Théâtre di Ginevra, al Teatro Verdi di Pisa, al Teatro Politeama Greco di Lecce, all'Arts Center di Seul, nonché, con nuovi costumi, al Teatro degli Arcimboldi, sede provvisoria del Teatro alla Scala di Milano, il 3 aprile 2005)
Il Rinaldo di Händel che è andato in scena al Municipale di Reggio e sarà prossimamente riprese in altre città emiliane, ha avuto come protagonista Pier Luigi Pizzi. In pochi casi io mi rassegno ad attribuire a una regia il primo posto, anziché l'ultimo, in uno spettacolo operistico, ma tant'è: il portastendardo questa volta è stato il regista-scenografo-costumista.
Il poema cavalleresco in musica, vanto del melodramma barocco, trovò nel Rinaldo (Londra, 1711) uno dei suoi prototipi; e Pizzi, come già in altre opere coeve, ha perfettamente compreso che il muro maestro di simili costruzioni è l'elemento mitico-fiabesco. È riuscito, per esempio, ad attribuire ai personaggi dimensioni quasi metafisiche stilizzandone la staticità e abolendo, come tratto indegno di loro, il muoversi sui propri piedi. Gli eroi e le eroine di questo Rinaldo quasi non danno un passo. Stanno in groppa a imponenti cavalloni, sia pure di cartapesta, o si spostano, in pose ieratiche, su carrelli a ruote pilotati da torme di solerti mimi. I costumi si ispirano a quelli dei tempi di Händel, già di per sé fantastici, irreali. Pizzi li ha resi ancor più iperbolici (e che era l'iperbole se non una delle componenti fondamentali dell'estro barocco?) e gli sterminati manti che si gonfiavano come per soffi immani di vento o i giochi di luce che sgorgavano dalle tenebre per mettere a fuoco i rutilanti oppure corruschi abbigliamenti dei personaggi erano la fantastica cornice di musiche di volta in volta maestose, guerresche, patetiche, vezzeggianti, ma anch'esse nate con il crisma di un mondo di incantesimi e sostilegi. Qua e là si decifrava controluce qualcosa di caricaturale; ed erano ammiccamenti all'Ariosto, da cui la trama in parte deriva.
Rodolfo CellettiRinaldo, «Epoca», n. 1795, 1º marzo 1985
  • 1985 - Maometto II di Gioachino Rossini - Rossini Opera Festival
...la regia di Pier Luigi Pizzi, che ha giocato su costumi classici o di una visione neaclassica dell'Oriente favolosa e dirompente, in un cortile grigio, in cui si avvicendavano pochi elementi sufficienti a variare lo spazio e le condizioni dei movimenti, ha caricato di responsabilità la recitazione dei singoli personaggi che, in precise geometrie e insieme in forte personalizzazione dei gesti, conducevano la vicenda rivelando la progressione drammaturgica in modo infallibile con folgorante gioia dell'immagine e con attentissima rivelazione razionale. Lorenzo ArrugaCon Rossini a Pesaro uno sguardo nel futuro, «Il Giorno», 21 agosto 1985
  • 1986 - Nel Giorno di Santa Cecilia, festa teatrale di Pier Luigi Pizzi, su musiche di Henry Purcell - Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia
Se avete un momento di tempo, leggete questo articolo; ma se per caso avete parecchi momenti di tempo, correte a Reggio Emilia a vedere lo spettacolo di cui sto per parlarvi e non leggete niente prima. Godetevi la sorpresa di vedere insieme uno degli spettacoli più belli del nostro tempo, di ascoltare una musica gradevole e intensa, di scoprire come nel cuore dell'Emilia ci possa essere il cuore del Barocco ritrovato.
Lo spettacolo si intitola «Nel giorno di Santa Cecilia», su musiche del grande compositore inglese Henry Purcell e ... fa sorgere l'immortale opera «Didone e Enea» all'interno dell'«Ode per il giorno di Santa Cecilia», come se nella cappella di un educandato femminile, o comunque in una cappella inglese della fine del '600 nascesse da una celebrazione sacra d'un giorno di festa, come per caso o per esigenza fatale e magica, ma anche come rappresentazione accuratamente preparata e deliziosamente giocata, l'opera classica sul dolore di Didone all'abbandono di Enea; opera che peraltro era nata proprio in un educandato femminile a Chelsea nel 1689.
Lorenzo ArrugaPurcell, il Barocco ritrovato, «Il Giorno», 23 febbraio 1986
[I musicisti e gli interpreti]...tutti in costume secentesco. Il costume, si intende, non è un vezzo esteriore, ma uno degli elementi principali della ricostruzione dell'antico mondo voluta da Pizzi. Un mondo in cui, oltre l'abito, si rinnova lo spirito di un'arte legata alla pittura, alla danza e, in una parola, alla scena vagheggiata come il centro del pensiero dell'epoca.
Qui Pizzi dà veramente fondo allo scibile unendo idealmente il culto di Santa Cecilia con la profusione dei simboli della scena drammatica. Non occorre dire quale sia la ricchezza delle immagini composte rievocando la grande pittura, da Raffaello al Carpaccio, dal Gentileschi al Reni al Vermeer che hanno dipinto la Santa con colori di cielo tra la profusione argentea e dorata degli strumenti musicali. È un continuo rinnovarsi di figure, di scorci, di assieme tra i quali l'occhio ammirato si perde.
Una magnifica riuscita, anche se talvolta proprio l'abbondanza delle immagini rischia di attenuare il senso di uno spettacolo «privato» come era la rappresentazione del dramma di Didone ed Enea all'Istituto delle Fanciulle di Chelsea. Un dramma di una sublime intimità, di toccanti sentimenti amorosi che vengono un po' sommersi dall'alluvione degli strumenti musicali che invadono la scena: l'organo che fa da letto a Didone, il violoncello bruciato nel rito delle streghe, trasformato in scudo o in nave, le trombe e i cimbali portati in processione sono tutti elementi in sé affascinanti ma che, aggiunti alle macchine, agli astrolabi, alle fiamme simboliche e alle candele decorative, riescono un po' frastornanti. Come se il gusto del bello spettacolo prendesse la mano a Pizzi.. Ma poiché sulla bellezza non vi sono dubbi, la serata, all'insegna delle meraviglie, ha ottenuto un esito trionfale ...
Rubens TedeschiIl bello di Purcell, «l'Unità», 23 febbraio 1986
  • 1986 - Bianca e Falliero di Gioachino Rossini - Rossini Opera Festival
Pier Luigi Pizzi ha tradotto questa tragedia delle forme in uno spettacolo di forme. Un grande porticato rinascimentale, sul quale si aprono tre archi, costituisce tutta la scena. Piedistalli, scalinate si compongono e scompongono ai lati, al centro, secondo le esigenze dell'azione.
In questo spazio si innestano le figure umane, drappeggiati in rosso gli uomini che hanno il potere, a colori più delicati le donne, gialli, azzurri, ma anche Bianca è vestita di rosso, una volta entrata nel cerchio maledetto dei giochi di dominio. I movimenti dei personaggi creano quadri di stupenda fastosità: si riconosce, come modello, la Cena in casa Levi del Veronese. Un pittore del fasto, della recita, è il modello visivo più giusto per questo tipo di teatro. Non l'interiore Tiziano o il tormentato Tintoretto.
I costumi, splendidamente realizzati da Tirelli, sembrano fatti di una pasta cromatica spalmata sulla tela. Si gonfiano, frusciano, recitano coi cantanti. Sono l'equivalente visivo di arie, duetti, quartetti. A una così raffinata invenzione di visioni teatrali, lo spettacolo dell'Auditorium Pedrotti unisce una realizzazione musicale perfetta.
Dino VillaticoSia dato un lieto fine a quella giovane passione, «la Repubblica», 25 agosto 1986
  • 1988 - Otello di Gioachino Rossini - Rossini Opera Festival
Una Venezia rinascimentale, tutta pareti di marmo bianco o grigio e sopra vi si stampano grandi cerchi di porfido, si aprono archi a tutto sesto. Ai lati si alzano scale nude, senza parapetti, che si stagliano contro un cielo acquoso (...) Profili disegnati con la punta di china anche le figure, coi berretti cilindrici che sembrano levati da una tela del Carpaccio o di Gentile Bellini, per esempio quella dell'arrivo di una ambasceria turca a San Marco. E le pareti della basilica sembrano, infatti, ritornare, come un'ossessione lagunare, un po' in tutte le scene. Su quel monumento dorme Desdemona L'arco a tutto sesto bizantino funziona anche da arco rinascimentale. Una colonna divide in due parti il campo visivo. E allora a sinistra si può svolgere un festino, mentre a destra esplode il dramma familiare. Oppure, a sinistra, come sul proprio monumento marmoreo giace addormentata Desdemona, palpitante Ilaria del Carretto sottratta al Duomo di Lucca. Così la trova Otello e su quel letto-monumento funebre la uccide, anzi è Desdemona stessa, ormai freneticamente desiderosa di scomparire, di annientarsi, che guida le braccia del Moro a ficcare il pugnale nel suo cuore. È l'intuizione più interessante di questa nuova regia rossiniana di Pier Luigi Pizzi. L'Otello di Rossini non è né quello di Shakespeare né quello che dopo di lui compone Verdi. Dino VillaticoOtello, la lucida gelosia, «la Repubblica», 19 agosto 1988

Strong implication of opioids in gregarious (i.e., not linked to reproduction) birdsong: Endogenous opioids in the medial preoptic nucleus may facilitate song by influencing an individual’s intrinsic reward state

Endogenous opioids facilitate intrinsically-rewarded birdsong. Sharon A. Stevenson, Alice Piepenburg, Jeremy A. Spool, Caroline S. Angyal, Allison H. Hahn, Changjiu Zhao & Lauren V. Riters. Scientific Reports volume 10, Article number: 11083. July 6 2020. https://www.nature.com/articles/s41598-020-67684-1

Abstract: Many songbirds sing in non-reproductive contexts while in flocks. Singing in such gregarious contexts is critical for maintaining and learning songs; however, song is not directed towards other individuals and has no obvious, immediate social consequences. Studies using conditioned place preference (CPP) tests of reward indicate that song production in gregarious contexts correlates positively with a bird’s intrinsic reward state and with opioid markers in the medial preoptic nucleus (mPOA). However, the causal involvement of opioids in gregarious song is unknown. Here we report that the selective mu opioid receptor (MOR) agonist fentanyl dose-dependently facilitates gregarious song and reduces stress/anxiety-related behavior in male and female European starlings. Furthermore, infusion of siRNA targeting MORs specifically in mPOA both suppresses gregarious song and disrupts the positive association between affective state and singing behavior, as revealed using CPP tests of song-associated reward. Results strongly implicate opioids in gregarious song and suggest that endogenous opioids in the mPOA may facilitate song by influencing an individual’s intrinsic reward state.

Discussion

This study is the first to demonstrate a causal role for MOR (mu opioid receptor) in gregarious song in both male and female songbirds. Results also suggest a role for MOR in mPOA in gregarious song and the positive affective state associated with singing behavior. More broadly, this study is consistent with a growing body of research that expands what is known about the role of mPOA to include an important role in non-sexual social behaviors, a role that may generalize to other species and other intrinsically-rewarded social behaviors as detailed below.

MOR agonism reduces stress/anxiety and stimulates gregarious singing behavior

We report that peripheral injections of the selective MOR agonist fentanyl cause dose-dependent increases in gregarious singing behavior in male and female starlings, while at the same time decreasing beak wiping, which is considered a sign of stress or anxiety39,40. The fentanyl did not affect landings, indicating that fentanyl effects on behavior were not caused by gross deficits in motor activity.
Past studies demonstrate that opioids act at MOR to induce both a positive affective state and to reduce signs of anxiety or fear41,42,43,44,45,46. Gregarious singing behavior is facilitated by the presence of flock mates when birds are free from stress and fear (e.g., in the absence of predators) 18,47,48,49. Thus our findings suggest that the presence of flock mates/safety of a flock may naturally lead to opioid release and stimulation of MOR to induce a positive/low anxiety state that is conducive to gregarious singing behavior. This idea is further supported by the observation that in both the female and male studies, control birds sang very little. Given that birds were only selected for inclusion in the study if they sang at high rates consistently during pre-test observations, this suggests that the injection procedure, which involves chasing, catching, and injecting the bird, induced a state of stress/anxiety in the birds that reduced singing behavior. The finding that fentanyl rescued singing behavior is consistent with the idea that natural MOR stimulation may facilitate song by reducing a state of stress or anxiety. It may also be that opioids are released naturally by the act of singing itself to maintain ongoing singing behavior.
It is noteworthy that in past studies the highest dose of fentanyl (0.25 mg/kg), which we report here to stimulate gregarious song, inhibited sexually-motivated song in male starlings50. These opposing findings are consistent with studies of intrinsically-rewarded social behavior and extrinsically-rewarded, mate-directed behavior in mammals. Specifically, stimulation of MOR in rats facilitates gregarious social play behavior (behavior that, similar to gregarious song, has been shown to be intrinsically-rewarded using CPP tests27,31,51,52,53). In contrast, MOR agonists in male rats generally inhibit mate-directed behaviors that can be extrinsically-rewarded by copulation54,55,56,57,58,59,60, as in our past study on sexually-motivated song in male starlings50. The similarities identified in the roles played by opioids in gregarious and sexual behaviors in songbirds and rats, suggest that mechanisms of opioid action on socio-sexual behaviors may be conserved across species. Furthermore, the finding that MOR agonism affected behaviors similarly in males and females suggests that similar mechanisms may underlie this type of singing behavior in both sexes.

MOR downregulation disrupts singing behavior and associated reward

siRNA targeting MOR in mPOA suppressed gregarious song. Specifically, relative to birds infused with negative control sequences, birds infused with siRNA sang significantly less both 24 h and 48 h post infusion. Unlike the peripheral MOR manipulations, this treatment did not significantly impact beak wiping, indicating that MOR acts in other brain regions (such as the periaqueductal gray21) to reduce stress/anxiety needed to facilitate gregarious song. No effects were observed on feeding or drinking behaviors, suggesting that siRNA treatment did not induce non-specific changes in behavior. (Although MOR are involved in feeding behavior61,62, the mPOA has not been identified as a critical site of action for this behavior.)
Because infusion of opioids that stimulate MOR into the mPOA induces reward in rats63, we hypothesized that MOR in mPOA may underlie the reward state associated with gregarious song in songbirds. Consistent with this hypothesis, siRNA targeting MOR in mPOA disrupted the positive correlation observed in controls between singing behavior and a positive affective state, measured using CPP. Specifically, for control birds song rate correlated positively with the amount of time a bird spent in a chamber in which it had been placed previously after singing. Thus these birds demonstrated a song-associated CPP. In contrast, there was no positive relationship between song rate and CPP in siRNA treated birds. We interpret these results as consistent with a role for MOR in mPOA in the positive affective state associated with singing behavior; however, other interpretations are also possible. For example, the lack of correlation in MOR knockdown birds may be interpreted to reflect learning or memory deficits rather than a lack of reward. Although we found no publications implicating MOR in mPOA in learning and memory, such alternative interpretations must be considered.
We interpret our findings cautiously because in this study the sample size for control birds was limited; however, the positive relationship between song and CPP observed in the controls here replicates results of four prior studies from our lab (including one in male zebra finches) that used this method to assess song-associated reward12,22,23, suggesting the correlation in controls is not likely due to chance. Although sample sizes for the sexes were not large in this study, these initial findings do not demonstrate sex differences, suggesting that mechanisms rewarding gregarious song may be similar across males and females, but this must be tested in future studies.

Additional considerations related to siRNA methodology

Our initial validation study demonstrates strong suppression of MOR mRNA in mPOA at 24 h. After using an identical infusion protocol for the behavioral study, we see the same pattern for MOR protein 48 h post-infusion; however, MOR protein was not significantly lower in siRNA treated birds compared to controls. This lack of a significant difference is not unexpected given individual differences in MOR are likely present in individuals prior to treatment and because MOR synthesis may begin to be restored at the time that brains were collected. Thus, given the effectiveness of the method at 24 h we assume that we did successfully knockdown MOR receptors in the mPOA at the time of conditioning in the birds used in the behavioral experiment.
A second caveat is that we do not know how far the siRNA infusions spread. It is likely that infusions spread and downregulated MOR beyond the boundaries of mPOA. Thus, it is possible that effects on behavior are caused by MOR downregulation outside mPOA. Although possible, past studies that show that lesions to mPOA nearly abolish spring song also show that lesions located even slightly outside the boundaries of mPOA have no effect19,64,65. Similarly, studies that demonstrate strong effects of intra-mPOA opioid and dopamine receptor manipulations on singing behavior also show no effects on behavior when cannulae miss mPOA, even by a small margin38,66. Finally, in songbird studies MORs appear to be denser in mPOA than in the immediately surrounding regions67,68. Altogether these past studies suggest that the area immediately surrounding mPOA is not a primary site involved in the regulation of song but do not preclude the possibility that MOR downregulation in sites outside of mPOA may have influenced behavior.

Additional considerations related to the CPP methodology

Our attempt to assess rewarding properties associated with the act of producing song presents unique challenges that require modification of the CPP methodology somewhat from CPP tests used in studies of drug or food reward (reviewed69,70). Unlike food or drugs we cannot administer the “act of singing”. Birds either sing or they do not, which means that we cannot pair the act of singing with one chamber in a CPP apparatus and a lack of singing with another chamber an equal numbers of times and then compare time spent in each chamber to a neutral zone, as is common in studies of food or drug reward. This imbalanced design causes birds to be exposed to the song-paired side of the apparatus more than the non-song-paired side. Thus, it may be that on test day something about the more familiar side of the CPP apparatus (i.e., the previously song-paired side) is more appealing to birds singing higher rates of undirected song. Although we interpret our results cautiously, without a compelling reason to propose that high singers should be more attracted to familiarity than low singers, we suggest that a straightforward interpretation of the results is that gregarious singing behavior is coupled to a positive affective state. Detailed discussion of this and other interpretational issues can be found in12.



Saturday, July 25, 2020

Minimal social interactions with strangers—just taking a moment to greet, thank, & express good wishes to strangers—contribute to happiness (subjective well-being) of individuals who initiate these interactions

Minimal Social Interactions with Strangers Predict Greater Subjective Well-Being. Gul Gunaydin, Hazal Oztekin, Deniz Hazal Karabulut & Selin Salman-Engin. Journal of Happiness Studies, July 24 2020. https://rd.springer.com/article/10.1007/s10902-020-00298-6

Abstract: Past empirical work has repeatedly revealed that positive social interactions including expressing gratitude and socializing are associated with greater happiness. However, this work predominantly focused on prolonged interactions with close relationship partners. Only a few studies demonstrated hedonic benefits of forming social connections with strangers. The present research investigated whether minimal social interactions with strangers—just taking a moment to greet, thank, and express good wishes to strangers—contribute to happiness of individuals who initiate these interactions. Study 1 (N = 856) provided correlational evidence that commuters who reported engaging in minimal positive social interactions with shuttle drivers experienced greater subjective well-being (life satisfaction and positive affect). Moreover, hedonic benefits of positive social interactions went beyond relatively more neutral social interactions, Big-Five personality factors, and age, speaking to the robustness of the effect. Study 2 (N = 265) provided experimental evidence that commuters who greeted, thanked, or expressed good wishes to shuttle drivers experienced greater momentary positive affect than those who did not speak with drivers. These findings add to the burgeoning literature on hedonic benefits of interacting with strangers by showing that even very minimal social interactions with strangers contribute to subjective well-being in everyday life.


We test the hypothesis that our social predictions resist change because perceivers place high subjective value on having their expectations of others confirmed

Confirmation of interpersonal expectations is intrinsically rewarding. Niv Reggev, Anoushka Chowdhary, and Jason P. Mitchell. bioRxiv, Jul 19 2020. https://doi.org/10.1101/2020.07.19.210757

Abstract: Despite the inherent sociality of human nature, other people pose some of the most difficult challenges to the mind. To successfully interact with other individuals, we need to predict their future responses, a computationally-vexing problem given the enormous range of behaviors in which other people can engage. Decades of research have demonstrated that to simplify this task, perceivers routinely draw on prior beliefs—that is, rather than wait to construct social predictions solely on relevant incoming information, people regularly use prior knowledge, stereotypes, and other sources of information to proactively predict the traits and behaviors of other people. Such research has also demonstrated that once formed, these predictions strongly influence social interactions even when people attempt to change or ignore them. Here, we test the hypothesis that our social predictions resist change because perceivers place high subjective value on having their expectations of others confirmed. Across four studies, we report data consistent with this hypothesis, both when perceivers’ expectations derive from gender stereotypes and when they derive from knowledge of familiar individuals. Specifically, in two neuroimaging experiments (n = 58), we observed increased activation in brain regions associated with reward processing—including the nucleus accumbens—when social expectations were confirmed. In two additional behavioral experiments (n = 704), we observed that perceivers were willing to forgo money to encounter an expectation-confirming target and avoid an expectation-violating target. Together, these findings suggest that perceivers value having their social expectations confirmed, much like other primary or secondary rewards.

Keywords: Stereotypes, Expectations, Reward, fMRI, NAcc, Value





Female Ejaculation: an update on anatomy, history, and controversies

Female Ejaculation: an update on anatomy, history, and controversies. Felix D. Rodriguez  Amarilis Camacho  Stephen J. Bordes  Brady Gardner  Roy J. Levin  R. Shane Tubbs. Clinical Anatomy, July 18 2020. https://doi.org/10.1002/ca.23654

ABSTRACT: Female ejaculation is a contentious topic. From a review of the literature, history indicates that it is not a modern concept; some females were aware of it in times past without understanding the role of the fluid or composition of the ejaculate. Over time, scholars experimented, mainly with anatomical studies, in an attempt to identify the source of the ejaculate and explore its physiological and anatomical benefits for the female sexual experience. Despite these studies, views about female ejaculation remain controversial and inconsistent, with no clear conclusion as to its function. This review discusses the history of studies of female ejaculation and presents various hypotheses from an anatomical and physiological perspective. After reviewing forty‐four publications from 1889 to 2019 it became apparent that clinical and anatomical studies conducted during recent decades provide substantial evidence in support of the female ejaculatory phenomenon. Anatomical studies have shown that the ejaculate originates in the paraurethral (Skene's) glands, but its composition has been debated. Female ejaculate differs from urine in its creatinine and urea concentrations. The fluid also contains prostate specific antigen (PSA) and could have antibacterial properties that serve to protect the urethra. While the specific function of female ejaculation remains a topic of debate, there is sufficient evidence to support the existence of the phenomenon.


Dishonesty is affected by BMI status: Obese subjects lie more than lean subjects, and they lie more to avoid the lowest payoff than to get the highest payoff

Dishonesty is more affected by BMI status than by short-term changes in glucose. Eugenia Polizzi di Sorrentino, Benedikt Herrmann & Marie Claire Villeval. Scientific Reports volume 10, Article number: 12170. July 22 2020. https://www.nature.com/articles/s41598-020-68291-w

Abstract: There is evidence that human decision-making is affected by current body energy levels and physiological states. There is less clear evidence linking decision-making to long-term changes in energy, as those associated with obesity. We explore the link between energy, obesity and dishonesty by comparing the behaviour of obese and lean subjects when hungry or sated while playing an anonymous die-under-cup task. Participants performed the task either before or after breakfast. We find that short-term switches in energy have only a mild effect on dishonesty, as only lean females lie less when sated. By contrast, obese subjects lie more than lean subjects in both conditions, and they lie more to avoid the lowest payoff than to get the highest payoff. Our findings suggest that the observed patterns are more likely mediated by factors associated with obesity than by short term energy dynamics, and call for a better integration of the psychological, economic and biological drivers of moral behaviour.

Discussion

This is the first study that investigates the role of short-term energy dynamics, BMI status and their interactions on individuals’ ability to refrain from lying. We found that only a fraction of subjects (specifically, lean females) becomes more honest after consuming breakfast. Major differences in behaviour are instead found between lean and obese subjects, especially under satiation. Such results provide limited support for an effect of short term energetic shifts on moral decision making. Importantly, they reject H1 in favour of H2, as energy dynamics alone cannot explain the observed differences in unethical behaviour. These findings complement the analyses of the economic, psychological and cognitive determinants of small-scale dishonesty. A growing body of research has started to identify the psychological factors underlying unethical behaviour25,42,43, often opposing alternative views about how the integrity of cognitive functions (in particular, self-control) affects the ability for refraining from lying. For example, it has been shown that people are more likely to lie under conditions of reduced self-control29,30,42, while resisting the temptation both requires and depletes self-regulatory resources25. Similarly, sleep-deprivation and time pressure have been shown to increase the likelihood of engaging in unethical behaviour in both work-related27 and lab settings28. Overall, our results fail to support the hypothesis that glucose acts as a general modulator of self-control resources underlying honest behaviour, as obese subjects cheat more despite higher blood glucose levels.
In our study, lean female subjects become more honest when sated, but males fail to do so. Increasing evidence of sex differences in the neural activity related to hunger and satiety44,45 and in cortical areas processing food-related stimuli46,47 supports the hypothesis that women are more sensitive to food-related cues than men and may have a greater sensitivity to humoural signals of hunger and satiation48. Similarly, a heightened malleability and sensitivity of women’s preferences to the context of an experiment has been suggested to explain gender differences in some economic games49. Given the overlap of brain areas (e.g., orbifrontal cortex) involved in processing food rewards and money rewards50,51,52 and evidences showing the reciprocal association between the incentive value of food and of money53, we suggest that a higher sensitivity of women to energetic shifts could facilitate the substitution of a primary reward (e.g., the calories provided by the food) to a secondary reward obtained at the moral cost of lying (e.g., the extra money earned by over-reporting the die outcome). Alterations of physiological state (e.g., hunger) have been suggested to modulate the emergence of gender gaps in economic behaviour54. In line with that, our finding can help interpret the contrasting results on gender and honesty in the past literature55,56,57,58,59.
Major differences in lying behaviour emerge between obese and lean subjects especially after breakfast consumption. Such finding suggests that obesity may be associated to a reduced sensitivity to short-term energetic shifts. In support of this interpretation, it has been shown that the brain’s ability to respond to alterations in glucose metabolism becomes aberrant in both individuals predisposed to become obese (obesity prone) and those already obese and diabetic60. Moreover, while fluctuations in the motivational value of food are thought to contribute to the control of eating behaviour, there is evidence that such processes are impaired in individuals with obesity. For example, Castellanos and colleagues40 show that while lean and obese have similar attentional bias to food-related cues when hungry, obese but not lean keep a high attentional bias even after eating, possibly due to a reward system dysregulation. In support of it, sensitivity to reward devaluation decreases with increasing BMI61. As dishonest behaviour has been linked to heightened responses in specific reward-related brain areas (e.g., nucleus accumbens62), obese subjects’ inability to correctly devaluate rewards in post-meal contexts may possibly contribute to explain the observed levels of dishonest behaviour.
Investigating the nature of lies can help us better characterize the motivations behind dishonest behaviour. We found that obese people’s misreporting behaviour is mainly motivated by the willingness to avoid the lower payoff in the die task. This could be related to loss aversion63, echoing studies showing differential neural responses of obese subjects to monetary losses and to the anticipation of such losses compared to lean people64. If loss aversion is a permanent trait, then it might not be surprising that the estimated percentage of lies to avoid the lower payoff remains the same regardless of their metabolic state. In contrast, the willingness to maximize one’s payoff and the willingness to avoid the lowest payoff have a more similar weight in lean subjects.
Due to the correlational nature of our study, we are not able to infer causality between obesity and moral behaviour. Obesity stems from a complex interaction between behavioural, neuronal and metabolic processes and is associated (but not necessarily causally) to a dysregulation of the mechanisms governing energy homeostasis. In support of this view, recent genetic studies concluded that obesity is less metabolic and more driven by neuro-behavioural disorders65. From an evolutionary perspective, it has been suggested that insulin resistance, a metabolic condition often associated to obesity and type-2 diabetes, might have evolved as a socio-ecological adaptation allowing a shift from muscle-dependent to brain-dependent life strategies, and that the pathological consequences of obesity are likely to be caused by immune chronic inflammation rather than by changes in the homeostatic regulation system66. These studies challenge traditional views supporting the metabolic origins of obesity67 and suggest a more intertwined role of social, hormonal and immunological factors in the emergence of obesity. Given the literature, we may postulate that the same behavioural patterns associated with obesity might be responsible for the observed variation in dishonest behaviour. Importantly, this suggests that although energy shifts might impact honesty, results cannot be explained by energy dynamics alone.
Finally, our study adds novel findings to the growing literature exploring the cognitive and economic determinants of unethical behaviour, and calls for a deeper understanding of the intertwined neurological, physiological and socio-economic factors that shape our ability to comply with moral norms.

Participants made less accurate metacognitive other-judgments than self-judgments; metacognitive other-judgments were also more overconfident than self-judgments

Taking another perspective on overconfidence in cognitive ability: A comparison of self and other metacognitive judgments. Robert Tirso, Lisa Geraci. Journal of Memory and Language, Volume 114, October 2020, 104132. https://doi.org/10.1016/j.jml.2020.104132

Highlights
• Participants made less accurate metacognitive other-judgments than self-judgments.
• Metacognitive other-judgments were also more overconfident than self-judgments.
• This pattern occurred across a variety of contexts and relationships.
• This pattern was not caused by the temporal distance between judgments and testing.
• Possessing a mixed or negative impression of the target eliminated this effect.

Abstract: People are often overconfident in their own cognitive abilities. We investigated whether overconfidence extends to judgments from or about other people, and tested various competing theories of this relationship. Across six studies using various methods and contexts, results showed that people were more confident in others’ cognitive abilities than in their own. This pattern of results occurred in the classroom for grade predictions (Studies 1 and 2), in the laboratory for standard cognitive test predictions (Studies 3–6), when people knew others well or had just met (Study 4), when they liked the other person, but not when they did not like the person (Study 5), and when calibration could be verified and when it could not be verified (Study 6). Results are interpreted in terms of an information-motivation theory, which suggests that people turn to motivational information and thus overpredict others’ performance relative to their own when they lack information about other’s metacognitive states and when they are motivated to see others in a positive light. These findings offer another perspective on overconfidence, both literally and figuratively, by demonstrating that people appear to be more overconfident in others’ cognitive abilities than in their own.

Keywords: OverconfidenceMetacognitionPredictionsSelfOthers